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Photo: Bitmama team

Around the world

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LONGARONE

Un set a cielo aperto nella cornice delle Dolomiti

Esiste paesaggio emotivo più coinvolgente di uno scatto catturato dall’alto?

di adm-marcolin

Esiste paesaggio emotivo più coinvolgente di uno scatto catturato dall’alto? Sembra trascorso un tempo infinito da quando, sul finire degli anni 70 del Novecento, la fotografia aerea del francese Yann-Arthus Bertrand, ha iniziato a mostrare il mondo attraverso il punto di vista immaginifico per eccellenza – secondo molti registi, sceneggiatori e, appunto, fotografi – quello che, a volo d’uccello, è in grado di catturare trame del reale e portare all’attenzione segreti che difficilmente l’occhio umano, da un semplice piano all’americana, per esempio, vedrebbe. L’inquadratura dall’alto aggiunge sì elementi poetici alla fotografia paesaggistica, con le sue suggestioni fluttuanti, ma è anche in grado di scoprire, persino con maggiore precisione, le straordinarie geometrie effimere della natura e rivelare dettagli inaspettati o nascosti di luoghi che, con un set a cielo aperto a fare da cornice, si mostrano per diverse ragioni diversi dal consueto. Di Frome Above, forse il progetto più famoso di Yann-Arthus Bertrand, ci resta il cuore di Voh, una radura naturale composta da mangrovie, scoperta e ritratta per l’eternità da un elicottero, quando il fotografo sorvolava il cielo della Nuova Caledonia. Oggi i droni hanno sostituito gli elicotteri, e per molti artisti sono lo strumento più adatto per catturare il volto della natura e delle città attraverso la giusta distanza. Né troppo vicino. Né troppo lontano. A una misura per cui l’obiettivo, non concentrato sul singolo soggetto, eleva il tutto – il panorama in ogni sua forma – a un richiamo libero di associazioni. Around the world, la rubrica che esplora il mondo dal punto di vista dell’occhiale non poteva che cominciare questo suo errare da dove la storia di Marcolin è cominciata: Longarone, nel cuore del Cadore, un’area nota nel mondo per essere il distretto dell’occhiale, l’unica a contare su uno dei pochissimi musei, dedicato alla caleidoscopica evoluzione storica dell’ottica. E quale punto di vista migliore se non quello dall’alto? Quel che risulta evidente, sotto questo pezzo di cielo, a un passo da Belluno e da destinazioni dalla forte risonanza – come Cortina D’Ampezzo, Le Tre Cime di Lavaredo o anche i laghi, come Misurina e di Cadore, dalle acque azzurre e i panorami edenici – è una geografia emotiva di un luogo, e dei suoi dintorni, il cui fermo immagine spazia in un’armocromia degli elementi naturali. Aria, terra, acqua e fuoco, in cui echi crepitanti richiamano alla mente scenari innevati durante la stagione per antonomasia di queste terre, ovvero l’inverno, sono il volto più autentico di un comune montano, unito ad altre cinque municipalità, idealmente collocato nella zona centro meridionale del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Sospesa oltre i 470 metri d’altezza, immersa nella provincia più estesa della regione veneto – quella bellunese – Longarone è considerata una porta aperta su un interregno che separa due mondi, con i sentieri tracciati per risalire dalla terra, le vette delle sue montagne, le Dolomiti, iscritte dal 2009, come patrimonio dell’umanità, dall’UNESCO. Sono proprio le vette di questi paesaggi a sancire un legame imprescindibile e indubbiamente emotivo con il territorio e l’elemento roccia. Una passione quella per queste montagne che ha ispirato artisti, esploratori, come Vittorino Cazzetta, a cui si deve la scoperta del celebre cacciatore del Mondeval, che ha contribuito a dare un’identità al mesolitico di queste zone, o di scrittori, come Dino Buzzati, figlio di questa grande provincia bellunese. L’algido influsso delle Dolomiti scorre allo stesso modo in Marcolin, azienda profondamente legata alla geografia emotiva del suo territorio.  Se sulla vetta del Monte Rite si erge il Museo delle Nuvole, il più alto di tutta l’Europa a omaggiare la montagna come custode di un patrimonio che raccoglie l’essenza della vita dei monti, con le sue cupole di vetro e acciaio sulle fondamenta di un ex fortino, residuo della Grande Guerra, profilando lo scorcio più suggestivo sui Monti Pallidi – l’altro nome con cui un’antica leggenda definisce le Dolomiti – e a est sul Cadore, Marcolin lascia che a esprimere questa passione sia il marchio rappresentativo del suo DNA, Web Eyewear, che incarna lo spirito avventuroso e l’amore per la bellezza di questi luoghi in uno stile contemporaneo e essenziale. Ed è proprio il profilo delle Dolomiti, con i suoi pallidi riflessi a essere impresso sugli iconici occhiali del brand: risalendo le sfumature di queste vette ricreate lungo le aste, fino ad arrivare al cuore della montatura, come sulla cima di un monte, si indossa il più etereo degli elementi: l’aria, fluttuante e leggera.

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    di adm-marcolin

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    di Editor Bitmama